venerdì 16 agosto 2013

Il desiderio dei dolci

Ciao blog,
passato Ferragosto, Feriae Augusti, che ha origine dalle feste romane del I° del mese in onore di Augusto Imperatore, "gabbato lo Santo", come da un antico proverbio, eccomi qui con il mio tempo da riempire.
Fuori c'è il sole. Bello, tu dirai, per me no. Sto aspettando la pioggia, perché i ruscelletti di montagna sono quasi asciutti, e il mio orto soffre per la siccità e io non posso bagnarlo perchè la cisterna dell'acqua è vuota.
Sto qui davanti al computer con un desiderio folle di dolci, non penso al salato, penso a torte, biscotti, marmellate e mi attaccherei anche al miele pur di soddisfare questa voglia.
Vorrei resistere e allora provo a parlarne per fare psicoterapia.
Mi piace molto fare i dolci di qualsiasi genere, ma amo in modo particolare i dolci da forno, quelli lievitati, un po' elaborati, lunghi, ma che danno un sacco di soddisfazione.
Uso spesso il mio "lievito madre" perché ne ho spesso una quantità esagerata, rinfresco dopo rinfresco.
Penso che presto farò gli strudel lievitati di ricotta e papavero perché sono dolci senza tanto zucchero e, a mangiarli, mi sento meno in colpa.
La cosa è che devo perdere dieci chili di peso per poter fare un intervento, e da quando il medico mi ha detto di dimagrire, mi viene sempre questa voglia terribile di DOLCEEEEEEEEE.....
Ho eliminato il pane per il pranzo e la cena, ma la mattina....apriti cielo..... cappuccino e pane con miele o marmellata, che bono!
Ma insomma, mi vado ripetendo per giustificarmi, la vita è già tanto dura, vivo la maggior parte della giornata a casa, possibile che non posso godermi un bel pezzo di dolce ? Uffa!
Ma da dove viene questo bisogno che ho sempre avuto? Forse dal fatto che la mia glicemia è molto bassa, come se non  li mangiassi mai questi benedetti dolci?
Ieri , leggendo un libricino, ho trovato la risposta che mi ha soddisfatto
" Mi sono persuaso che i dolci siano una delle pochissime testimonianze e conferme di una realtà di un tempo edenico da cui siamo stati espulsi per essere gettati nel travaglio della vita. La crudeltà della cacciata si ripete quando dalla dolcezza del latte materno, che promette beatitudine garantita, siamo esiliati in un mondo di regole e di meccanismi insensati. Da quel momento, quando le nostre papille incontrano una sostanza dolce, i neurotrasmettitori portano nelle aree preposte della nostra materia grigia echi della memoria edenica". da "Il glicomane" di Moni Ovadia



































      

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