lunedì 25 marzo 2013

L’appello di Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa
Contro l'indifferenza dei morti nel Mediterraneo
La lettera alle autorità italiane e all'Europa
Sono il nuovo Sindaco delle isole di Lampedusa e di Linosa

Eletta a maggio, al 3 di novembre mi sono stati consegnati già 21 cadaveri di persone annegate mentre tentavano di raggiungere Lampedusa e questa per me è una cosa insopportabile. Per Lampedusa è un enorme fardello di dolore. Abbiamo dovuto chiedere aiuto attraverso la Prefettura ai Sindaci della provincia per poter dare una dignitosa sepoltura alle ultime 11 salme, perché il Comune non aveva più loculi disponibili. Ne faremo altri, ma rivolgo a tutti una domanda: quanto deve essere grande il cimitero della mia isola?

Non riesco a comprendere come una simile tragedia possa essere considerata normale, come si possa rimuovere dalla vita quotidiana l’idea, per esempio, che 11 persone, tra cui 8 giovanissime donne e due ragazzini di 11 e 13 anni, possano morire tutti insieme, come sabato scorso, durante un viaggio che avrebbe dovuto essere per loro l’inizio di una nuova vita. Ne sono stati salvati 76 ma erano in 115, il numero dei morti è sempre di gran lunga superiore al numero dei corpi che il mare restituisce.

Sono indignata dall’assuefazione che sembra avere contagiato tutti, sono scandalizzata dal silenzio dell’Europa che ha appena ricevuto il Nobel della Pace e che tace di fronte ad una strage che ha i numeri di una vera e propria guerra.

Sono sempre più convinta che la politica europea sull’immigrazione consideri questo tributo di vite umane un modo per calmierare i flussi, se non un deterrente. Ma se per queste persone il viaggio sui barconi è tuttora l’unica possibilità di sperare, io credo che la loro morte in mare debba essere per l’Europa motivo di vergogna e disonore.

In tutta questa tristissima pagina di storia che stiamo tutti scrivendo, l’unico motivo di orgoglio ce lo offrono quotidianamente gli uomini dello Stato italiano che salvano vite umane a 140 miglia da Lampedusa, mentre chi era a sole 30 miglia dai naufraghi, come è successo sabato scorso, ed avrebbe dovuto accorrere con le velocissime motovedette che il nostro precedente governo ha regalato a Gheddafi, ha invece ignorato la loro richiesta di aiuto. Quelle motovedette vengono però efficacemente utilizzate per sequestrare i nostri pescherecci, anche quando pescano al di fuori delle acque territoriali libiche.

Tutti devono sapere che è Lampedusa, con i suoi abitanti, con le forze preposte al soccorso e all’accoglienza, che dà dignità di esseri umane a queste persone, che dà dignità al nostro Paese e all’Europa intera. Allora, se questi morti sono soltanto nostri, allora io voglio ricevere i telegrammi di condoglianze dopo ogni annegato che mi viene consegnato. Come se avesse la pelle bianca, come se fosse un figlio nostro annegato durante una vacanza."


Giusi Nicolini
 
 
Ecco, caro blog, leggi e medita......

domenica 17 marzo 2013

I passatelli

Ciao, è domenica. R è a letto ma non dorme perchè ha dormito sulla carrozzina e quando dovevamo cambiare posizione, si è svegliato ed ora guarda la Formula Uno su Rai Uno. L è uscita per il suo pomeriggio di riposo ed io, dopo aver insaponato le stoviglie, ho mollato tutto perchè non mi va di continuare a lavorare. Ho pensato di finire di  leggere "Lontano da chi, lontano da dove?" di Enzo Bianchi, ma non me la sento ...ho solo voglia di c..........giare.
Allora qualche pensiero ameno su...indovina, sulla cucina ! E tu darai: che strazio, tutti parlano di cucina , è hai proprio ragione, è diventato l'argomento di tutte le tv e dei giornali. Anche la gente parla di ricette di cucina, come se tutti fossimo dei grandi chef, e gli chef, i maestri, fanno ricette sempre più complicate e con tantissimi ingredienti, per potersi distinguere dal volgo. ma io che te posso fa'? Nun posso fa' a meno de ditte quello che ho cucinato e magnato oggi. Sabato ho comprato un pezzo di muscolo di manzo (mancavano 10 cent. agli 8 euro al chilo)

sabato 16 marzo 2013

In attesa di Papa Francesco

Lettera da San Pietro :
"Il cielo di Roma è in subbuglio, e tuona, e grandina (benchè di una grandine piccola come riso, che saltella sulp orfido della piazza :  sanpietrini, come li chiamano i romani). Eppure dentro questa prima giornata di Conclave lievita sommessa tra la gente sotto gli scrosci di marzo, una allegria. Un'attesa che ricorda l'eccitazione del Natale, da bambini: un'attesa di qualcosa di grande, e di buono.
Misericordia, è la parola più pronunciata ieri mattina in San Pietro. Nei canti, prima:"Misericordias Domini in aeternum cantabo", recita il salmo. E ancora  la profezia di Isaia, che porta il lieto annuncio ai poveri, la libertà agli schiavi, la scarcerazione ai prigionieri. E insiste su questa parola, misericordia - il modo materno, dell'amore di Dio - l'omelia.
Sul luogo della tomba di Pietro la Chiesa ripete questa parola: imsieme , come in un'unica preghiera.

venerdì 15 marzo 2013

Che bella notizia!

Ciao blog,
sono contenta come una pasqua ( si fa per dire, considerando che siamo in quaresima ) e sai perchè ? Perchè ho saputo, tra le tante notizie su Papa Francesco, che anche a Lui piace moltissimo cucinare, forse non tanto come a me, visto che Lui tra una spadellata e l'altra, conosce cinque lingue, è filosofo, teologo, e per essere eletto a capo della Chiesa, sarà sicuramente un meraviglioso pastore d'anime.
Ma la notizia è splendida, ti pare? Condividere questa passione con il Papa mi mette allegria e allevia un pò i sensi di colpa che mi assalgono quando giro in cucina pensando: adesso faccio una torta, no, meglio di no, troppi zuccheri..... allora .. delle piade con le erbette e il prosciutto... oppure, visto che ho il lievito madre, faccio delle pizzelle fritte....e se facessi un pò di polpette di pane? Sono così buone ripassate nel sughetto con aglio e origano.......Ma guarda, ho visto da Eccher un'offerta di scarola, la potrei fare ripiena alla napoletana!Piaceva tanto a mio padre........ e poi è un piatto poco calorico. Però dovrei uscire per andare a prenderla......non mi va! Sai che faccio? Faccio una bella torta senza farina, è da un sacco che vorrei provarla..controllo se ho tutto, ci vuole la ricotta, uova, zucchero, profumi e cioccolata, ma no, quella ingrassa, ci metto l'uvetta.
Allora eccomi all'opera. Ci vuole pochissimo per farla, quaranta minuti in forno ed eccola lì bella e impossibile per me che oltretutto vorrei digiunare...no per carità! Telefono a E " ti prego, la nonna ha fatto la torta, te la vieni a prendere per favore, così la mangiate voi bambini e me la levate di torno?
D'altronde io e il Papa, ci assomigliamo per la passione per la  cucina, il giornale non ha detto se poi gli piace mangiarsele le cose che ha fatto. A me sicuramente sììììììì!

martedì 12 marzo 2013

Giuda

Ciao blog,
ti lascio scritta questa Omelia di don Primo Mazzolari del giovedì santo del 195 8. Parla di  me, quando chiedo, mettendo alla prova la divinità di Dio, quando mi aspetto da Lui che, da re quale è, cambi la storia che ha previsto per me.

"Cari fratelli, è proprio una scena d’agonia e di cenacolo. Fuori c’è tanto buio e piove. Nella nostra Chiesa, che è diventata il Cenacolo, non piove, non c’è buio, ma c’è una solitudine di cuori di cui forse il Signore porta il peso. C’è un nome, che torna tanto nella preghiera della Messa che sto celebrando in commemorazione del Cenacolo del Signore, un nome che fa’ spavento, il nome di Giuda, il Traditore.
Un gruppo di vostri bambini rappresenta gli Apostoli; sono dodici. Quelli sono tutti innocenti, tutti buoni, non hanno ancora imparato a tradire e Dio voglia che non soltanto loro, ma che tutti i nostri figlioli non imparino a tradire il Signore. Chi tradisce il Signore, tradisce la propria anima, tradisce i fratelli, la propria coscienza, il proprio dovere e diventa un infelice.

Io mi dimentico per un momento del Signore o meglio il Signore è presente nel riflesso del dolore di questo tradimento, che deve aver dato al cuore del Signore una sofferenza sconfinata.
Povero Giuda. Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. E’ uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella Passione del Signore. Non cercherò neanche di spiegarvelo, mi accontento di domandarvi un po’ di pietà per il nostro povero fratello Giuda. Non vergognatevi di assumere questa fratellanza. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore; e credo che nessuno di voi debba vergognarsi di lui. E chiamandolo fratello, noi siamo nel linguaggio del Signore. Quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo dimenticare: "Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo!"
Amico! Questa parola che vi dice l’infinita tenerezza della carità del Signore, vi fa’ anche capire perché io l’ho chiamato in questo momento fratello. Aveva detto nel Cenacolo non vi chiamerò servi ma amici. Gli Apostoli son diventati gli amici del Signore: buoni o no, generosi o no, fedeli o no, rimangono sempre gli amici. Noi possiamo tradire l’amicizia del Cristo, Cristo non tradisce mai noi, i suoi amici; anche quando non lo meritiamo, anche quando ci rivoltiamo contro di Lui, anche quando lo neghiamo, davanti ai suoi occhi e al suo cuore, noi siamo sempre gli amici del Signore. Giuda è un amico del Signore anche nel momento in cui, baciandolo, consumava il tradimento del Maestro.
Vi ho domandato: come mai un apostolo del Signore è finito come traditore? Conoscete voi, o miei cari fratelli, il mistero del male? Sapete dirmi come noi siamo diventati cattivi? Ricordatevi che nessuno di noi in un certo momento non ha scoperto dentro di sé il male. L’abbiamo visto crescere il male, non sappiamo neanche perché ci siamo abbandonati al male, perché siamo diventati dei bestemmiatori, dei negatori. Non sappiamo neanche perché abbiamo voltato le spalle a Cristo e alla Chiesa. Ad un certo momento ecco, è venuto fuori il male, di dove è venuto fuori? Chi ce l’ha insegnato? Chi ci ha corrotto? Chi ci ha tolto l’innocenza? Chi ci ha tolto la fede? Chi ci ha tolto la capacità di credere nel bene, di amare il bene, di accettare il dovere, di affrontare la vita come una missione. Vedete, Giuda, fratello nostro! Fratello in questa comune miseria e in questa sorpresa!

martedì 5 marzo 2013

La preghiera bussa,il digiuno ottiene,la misericordia riceve

Ciao blog, ascolta  :
"Tre sono  le cose per cui sta salda la fede, pedura la devozione,resta la virtù: la preghiera, il digiuno, la misericordia.
Ciò per cui la preghiera bussa, lo ottiene il digiuno, lo riceve  la misericordia. Queste tre cose, preghiera, digiuno e misericordia, sono una cosa sola, e ricevono vita una dall'altra.
Il digiuno è l'anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. Nessuno le divida, perchè non riescono a stare separate. Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente. Perciò chi prega digiuni. Chi digiuna abbia misericordia. Chi nel domandare desidera di essere esaudito, esaudisca chi gli rivolge domanda. Chi vuol trovare aperto verso di sé il cuore di Dio non chiuda il suo a chi lo supplica.