giovedì 16 agosto 2012

conserve e altro

oggi ho finito di sterilizzare le ultime 50 bottigliette di salsa di pomodoro.
Ne ho lavorati 42 chili fino ad ora, ma non è finita qui. Ma devo dire che io sono "alla vecchia" nel senso che ho un comunissimo passaverdure e con quello passo i pomodori pugliesi, poi ci metto una foglia di basilico, chiudo e sterilizzo, un pò di bottiglie alla volta, piano piano,senza ammazzarmi di fatica e per me è una grande soddisfazione poi , poterle offrire ai miei figli. Tempo di crisi .... e si ritorna a fare quello che si faceva 20 anni fa.
In questo mese ho letto tre libri: "il torto del soldato" del mio adorato Erri De Luca che, come sempre mi ha coinvolto così tanto che l'ho letto in un giorno.
Lui, quando scrive, commuove per la sua profondità nel descrivere l'uomo, l'animale, la natura e non ha paura di mostrare tutte le loro fragilità, i loro limiti, tutto quello che c'è di più nascosto in loro, ma con una misericordia e un amore, senza giudizio alcuno, sempre con un'anelito di soprannaturale che rende ogni comportamento giustificabile, addirittura amabile, e tu ti riconcilii con la tua storia e ti senti rappacificata.
Mai, alla fine della lettura di un suo libro, io sono rimasta con l'amaro in bocca.
Ho letto tutto di lui, anche le traduzioni del Vecchio Testamento (Bibbia):Giona, Rth, Qoelet, Sansone.
Ora sto aspettanto la spedizione di "Le sante dello scandalo" e " Nocciolo di oliva".
Poi con "Io sono qui" di Mariapia Bonanate ho dovuto leggere "Diario 1941 - 1943 " di Etty Illesum, perchè La Bonanate, nel suo libro, parlava con Etty e confrontava il suo dolore con il dolore di questa donna morta nel lager nazista di Auschwitz che ha raccontato in un diario tutta la sua esperienza di lotta tra la vita che sentiva prorompere in lei e la morte che aveva intorno.
Il libro d M. Bonanate è bello, molto bello, pieno di una sofferenza a cui ha dato un senso, e il senso è l'eternità, ma io che sto vivendo la sua stessa esperienza ho visto nel suo rapporto angoscioso con suo marito un limite grandissimo: quello di non vivere accanto a lui continuamente, di aver delegato tutto agli altri, di non potergli tenere la mano per ore, così semplicemente, accettandolo e conoscendolo ora.
La sofferenza è un'esperienza necessaria per vivere pienamente la vita, per camminare con i piedi per terra, per entrare in confidenza con la morte, per dare importanza solo alle cose importanti, per misurare la tua capacità di amare, per distinguere il bene dal male, per assaporare l'abbandono nella Provvidenza, per chiedere aiuto (che è molto più difficile che dare aiuto), per sentire il cuore pieno, traboccante di pietà  per tutte le altre sofferenze. E ti pare poco?

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