sabato 16 marzo 2013

In attesa di Papa Francesco

Lettera da San Pietro :
"Il cielo di Roma è in subbuglio, e tuona, e grandina (benchè di una grandine piccola come riso, che saltella sulp orfido della piazza :  sanpietrini, come li chiamano i romani). Eppure dentro questa prima giornata di Conclave lievita sommessa tra la gente sotto gli scrosci di marzo, una allegria. Un'attesa che ricorda l'eccitazione del Natale, da bambini: un'attesa di qualcosa di grande, e di buono.
Misericordia, è la parola più pronunciata ieri mattina in San Pietro. Nei canti, prima:"Misericordias Domini in aeternum cantabo", recita il salmo. E ancora  la profezia di Isaia, che porta il lieto annuncio ai poveri, la libertà agli schiavi, la scarcerazione ai prigionieri. E insiste su questa parola, misericordia - il modo materno, dell'amore di Dio - l'omelia.
Sul luogo della tomba di Pietro la Chiesa ripete questa parola: imsieme , come in un'unica preghiera.

E vengono in mente le parole di Giovanni Paolo II in Polonia, undici anni fa ("siate testimoni di misericordia, gli uomini di tutto il mondo implorano la misericordia di Dio"). Come se un unico filo tenace legasse insieme i decenni e i secoli, ancora in San Pietro.
Sfila alla fine la processione dei Cardinali. Cento uomini, e in molti avanti con gii anni. La gente li segue con gli occhi, cercando fra di loro il Papa. Ma è bello, in un mondo che bandisce a vecchiaia, questo corteo. La folla li guarda fiduciosa; lieta di avere dei padri. Ci sono in Basilica tantissimi sacerdoti e diaconi molto giovani, americani, sudamericani, asiatici. Quanti: che siano così tanti, meraviglia. (Sembra un albero la Chiesa di San Pietro stamattina, una quercia millenaria, con rami vecchi, ed altri che gemmano, di nuovo).
Anche l'applauso, lunghissimo, a Benedetto XVI che colma la Basilica dice di un padre amato, lontano eppure presente. "Misericordia" e "padre" sono  le parole che marcano questa attesa del popolo cristiano. Così che c'è un fossato di incomunicabilità con le domande dai microfoni dei giornalisti, puntati sui fedeli; chiedono insistentemente di cose, che a questa  gente  sembrano non importare tanto. Come se, per quanto male possa esserci fra gli uomini, e anche qui, comunque si fosse dentro una certezza più grande.
Certezza che affascina, se perfino nella sala stampa di via PaoloVI,  fra centinaia di giornalisti con il wifi che non va e i nervi tesi, decine di colleghi se ne restano zitti a guardare il giuramento dei cardinali, nella Cappella Sistina. Cento uomini ripetono e ripetono cento volte la stessa formula: eppure molti smettono di scrivere sul pc. Sugli schermi mani bianche e mani nerissime su una sacra  pagina, e il giuramento declinato con inflessioni tedesche o spagnole o brasiliane, ma nella stessa lingua antica.
Seducono, quelle vecchie mani posate su Vangelo. Come la voglia segreta, qui dove tutto scorre via in fretta,di qualcosa di f ermo, di qualcosa di vero. E poi sotto gli scrosci di marzo è attesa della prima fumata.Qual'è il comignolo, chiedono i più giovani. E' quello magro, secco, lassù. E una nuova generazione guarda e aspetta. Per una misericordia, che senza magari neppure saperlo, attende, dalla faccia di un uomo" (Marina Corradi)

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